Il punto di Massimo Moschella sugli Usa e i mercati esteri
GLI USA E I MERCATI ESTERI
Le osservazioni empiriche, unite alla teoria economica, sentenziano che un dollaro più forte aiuta la rivalutazione delle azioni americane; al contrario, un dollaro debole debilità l’equity Usa e favorisce le azioni estere. Il chart 1 conferma come questa relazione abbia funzionato egregiamente negli ultimi 20 anni: le due linee generalmente si muovono in direzioni opposte.
Ci sono buone e cattive notizie in questa correlazione. La buona notizia è che, come detto, favorisce le azioni degli Stati Uniti. La cattiva notizia è che mercati azionari esteri più deboli non sono di aiuto per gli Stati Uniti nel medio termine. Le azioni statunitensi, di solito, migliorano quando migliorano le azioni straniere insieme a loro. E ciò, al momento, non sta avvenendo.
Il chart 2 mette a confronto l’ETF Vanguard All World ex-US (barre blu) con l’SP500 (barre nere) dal 2008. E’ evidente che entrambi tendono di solito nella stessa direzione seppure con velocità e delta diversi. La conferma che ne ricaviamo è che in entrambi i casi gli Stati Uniti hanno bisogno dell’aiuto dell’equity straniera per porre fine alle sue correzioni (come nel 2009). Ora sembra che ci troviamo di fronte a una situazione simile.
Il chart 3 mostra la caduta del Vanguard All-World ex US ETF (VEU), peraltro vicino al suo minimo di febbraio (e il prezzo ben al di sotto della media mobile a 200 giorni). Dal picco di febbraio in entrambi gli indici, il VEU ha perso il -9% mentre l’SPX è sceso di meno del -3%. Questa è una discrepanza abbastanza grande tra i due. Se la storia è una guida, tuttavia, il mercato americano comincerà ad avere una reazione molto più forte se e quando inizierà a ricevere maggiore supporto dai mercati azionari esteri. Ciò è particolarmente vero per i mercati emergenti.
I mercati emergenti hanno perso il -17% quest’anno contro una perdita inferiore del -7% nei mercati esteri sviluppati. E il loro grafico riflette questa debole performance. Il grafico 4 mostra l’MSCI Emerging Markets iShares (EEM) daily che è sceso al di sotto del minimo di febbraio al livello più basso degli ultimi nove mesi. L’EEM scambia anche al di sotto della media a 200 giorni (e la linea dei 50 giorni è scesa al di sotto dei 200 giorni). Obiettivamente non è un bel vedere. Gli ottimisti però noterebbero immediatamente che il suo RSI a 14 giorni si trova abbondantemente in oversold (vedi freccia rossa).
Il chart 5 mostra inoltre che le barre mensili si mantengono ancora al di sopra dei massimi formatisi nel 2011 e nel 2014 che potrebbero fungere da livelli di supporto. Potrebbe anche valere la pena notare che le ultime due correzioni dell’EEM nel corso del 2011 e del 2015 hanno coinciso con le correzioni americane. Il che suggerisce che un rimbalzo nei mercati emergenti (o almeno un periodo di stabilizzazione) potrebbe contribuire a sostenere un rally globale qui e nel resto del mondo.
Anche il mercato cinese si muove in acque molto agitate.
Nel chart 6 notiamo che l’ETF Deutsche-X-Trackers CSI 300 A Shares (ASHR) ha violato in maniera decisiva il supporto chiave-neck line di un testa e spalle ribassista.
Situazione analoga per lo Shanghai Composite, diretto, con ogni probabilità, in direzione dei minimi del 2016 (chart 7).
All the best
Massimo Moschella
bellissimo articolo Massimo DAVVERO hai una forse anche due tre marce in piu di tutti, grazie infinite a te e ad enrico che lo ha pubblicato.
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