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L’ SP500 che verrà.

Senza pretesa di completezza (il Natale è alle porte e immagino che abbiate voglia di svagarvi), il Bullish Percent Index confronta il numero titoli che, in base alla tecnica del Point&Figure, hanno fornito un segnale rialzista con il numero totale dei titoli quotati sull’indice considerato. L’indicatore viene pertanto utilizzato per misurare la forza del mercato e può essere pertanto interpretato sia un’ottica di trend following (ossia che conferma lo scenario positivo/negativo presente sul mercato) sia in un’ottica contrarian.

In questo secondo caso:
– quando il BPI sale sopra quota 75 e il mercato (o il settore) viene da una salita di una certa consistenza (il trend primario è quindi rialzista) viene fornito un segnale di allerta in quanto l’indicatore evidenzia una situazione di ipercomprato che potrebbe pertanto impedire un ulteriore allungo e innescare una fisiologica pausa di consolidamento/correzione;
– quando il BPI scende sotto quota 40 e il mercato (o il settore) viene da una discesa di una certa consistenza (il trend primario è quindi ribassista) si crea una situazione di allerta in quanto l’indicatore evidenzia una situazione di ipervenduto che potrebbe pertanto impedire un ulteriore cedimento e innescare una fisiologica pausa di consolidamento/rimbalzo.

 

Precisato ciò, aggiungo che il BPI è sceso a quota 20, con tutti indici girati al ribasso (soprattutto quelli europei), e mostra che le condizioni del mercato sono le peggiori tra quelle riscontrate negli ultimi 10 anni.

Ciò che potrebbe offrire una residua speranza ai tori è che i minimi del 2011 e del 2016 hanno fornito successivamente il propellente per spingere prepotentemente gli indici al rialzo. Un rimbalzo sarebbe a questo punto cosa naturale.

Ma l’osservazione pertinente da aggiungere, tuttavia, è che questi rallies si sono verificati durante un mercato toro, mentre adesso abbiamo inaugurato, a mia modestissima opinione, un altro mercato orso secolare (chart 1).

1massimo.PNG

Appare più probabile, dunque, che sperimenteremo nuovamente l’andamento pericolosissimo registrato nel periodo precedente 2000 – 2009.

Dunque i minimi dell’ultima settimana non sono, ahimè, quelli definitivi.

Venerdì abbiamo assistito  alla rottura di due importanti livelli di supporto, il più significativo dei quali era quello segnato a febbraio 2018.

Anche il PMO (Price Momentum Oscillator) settimanale è sceso sotto la linea zero.

Ciò ci autorizza ad attenderci l’appoggio dei prezzi in area 2250-2300 e, successivamente, lo sfondamento fino ai 2100.

Ritengo tuttavia che l’unico supporto degno di nota, al momento, si intraveda intorno ai 2000 (chart 2).

2massimo

Non lo avessi detto prima, avreste ora il diritto di darmi dello “sburone”.

Ma vado narrando pubblicamente di simili scenari dal 13 gennaio 2018 (meeting di Scattacoltrend di Roma). All’epoca mi accompagnava in giro per l’Italia l’esimio collega Enrico Gei.

Successivamente, ad ottobre, la “compagnia dell’anello” si è allargata fino a riunire, in Finanza Strategica, Fabio Michettoni, Paolo Nardovino, Lara Cavalli, Giuseppe Vonella, Giuseppe Rinaldi e Lucia Anna Arseni.

Chi è venuto ad ascoltarci potrà confermarlo.

Detto ciò, faccio a voi lettori, e a tutti i miei colleghi, i più sentiti auguri di un felicissimo Natale.

Per il 2019 vi auguro invece tutto il bene possibile, con l’invito spassionato a non perderci di vista.

Potremmo avere di nuovo la “fortuna” di imbroccare il vaticinio giusto.

All the best.

Dott. Massimo Moschella

Financial Analyst & Economic Strategist

1 commento »

  1. Ciao. Fammi capire..: moschella è davvero convinto che finisce come nel marzo 2009 ed adesso siamo al 2007? Grazie, spero che mi rispondi..sarebbe un Regalo.. Luca Massini

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