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Dazi amari per tutti???

I dazi commerciali: storia, teoria economica e impatti sull’economia globale

1. Introduzione

I dazi doganali sono imposte applicate sulle merci importate o esportate da uno Stato. Strumento antichissimo di politica economica, i dazi hanno attraversato la storia come mezzo per raccogliere entrate, proteggere l’industria nazionale e negoziare accordi commerciali. In epoca moderna, essi rappresentano uno dei punti più controversi del dibattito economico e geopolitico. Questo articolo analizza l’evoluzione storica dei dazi, le principali teorie economiche che li riguardano, casi emblematici, e infine propone una valutazione critica della loro efficacia.


2. Origini e storia dei dazi commerciali

2.1 Antichità e Medioevo

I dazi esistevano già nell’antichità. Egizi, Greci e Romani li utilizzavano per controllare i traffici e finanziare l’Impero. Nel Medioevo, i Comuni italiani applicavano dazi sulle merci in ingresso o transito, come principale fonte di entrata fiscale.

2.2 Età moderna: mercantilismo e protezionismo

Con l’affermazione del mercantilismo tra il XVI e il XVIII secolo, i dazi assunsero un ruolo strategico. L’obiettivo era l’accumulo di metalli preziosi, favorendo l’export e ostacolando l’import. Il caso emblematico è l’Inghilterra elisabettiana, che impose dazi su tessuti stranieri per proteggere l’industria laniera nazionale.

2.3 XIX secolo: il libero scambio e la scuola classica

Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, la Gran Bretagna abbandonò il protezionismo, avviando l’era del libero scambio. Il momento simbolico fu l’abrogazione delle Corn Laws (1846), sostenuta da David Ricardo e i liberisti della scuola classica, in nome del vantaggio comparato.

2.4 XX secolo: guerre commerciali e accordi multilaterali

Il XX secolo ha visto un’alternanza: dazi alti durante la Grande Depressione (Smoot-Hawley Act, 1930, USA) che contribuirono all’aggravarsi della crisi globale, seguiti dal progressivo abbattimento delle barriere doganali grazie al GATT (1947) e poi al WTO (1995).


3. Le teorie economiche sui dazi

3.1 La teoria del vantaggio comparato

Ricardo dimostrò che ogni Paese trae beneficio dallo scambio internazionale specializzandosi in ciò che produce con maggiore efficienza relativa. I dazi ostacolano questa specializzazione, generando perdite secche di benessere (deadweight loss).

3.2 Il modello di Heckscher-Ohlin e la redistribuzione dei redditi

I dazi proteggono i fattori abbondanti nel Paese che li impone, ma a scapito dei consumatori. Secondo Stolper-Samuelson, i dazi generano redistribuzione del reddito interno, danneggiando alcune classi sociali a vantaggio di altre.

3.3 Le eccezioni: protezionismo strategico

Alcuni economisti come List e più recentemente Krugman (teoria del commercio strategico) ammettono che in presenza di industrie nascenti o esternalità positive i dazi possano essere temporaneamente giustificati per favorire lo sviluppo economico interno.


4. Casi emblematici e aneddoti storici

4.1 Il caso USA-Cina

Dal 2018 l’amministrazione Trump ha avviato una guerra commerciale contro la Cina con dazi su centinaia di miliardi di dollari di beni. Lo scopo era ridurre il deficit commerciale e riportare l’industria manifatturiera negli USA. I risultati sono stati contrastanti: inflazione interna, tensioni geopolitiche, e nessun riequilibrio commerciale duraturo.

4.2 Il protezionismo agricolo dell’UE

La PAC (Politica Agricola Comune) dell’Unione Europea include barriere all’importazione di prodotti agricoli extra-UE. Ciò ha garantito stabilità ai redditi agricoli europei ma ha danneggiato i produttori dei Paesi in via di sviluppo.

4.3 La Corea del Sud e la strategia industriale

Negli anni ‘60 e ‘70, la Corea del Sud ha combinato dazi selettivi e incentivi alle esportazioni per costruire colossi industriali nazionali (come Samsung e Hyundai), dimostrando che il protezionismo strategico e temporaneo può funzionare in alcuni contesti.


5. I pareri degli economisti contemporanei

  • Paul Krugman: pur avendo teorizzato forme di protezionismo strategico, ritiene i dazi uno strumento inefficiente nel lungo periodo.
  • Dani Rodrik: sostiene che la globalizzazione eccessiva possa nuocere alle democrazie, ma non propone i dazi come soluzione.
  • Joseph Stiglitz: critica la globalizzazione diseguale, ma punta su politiche redistributive interne più che su barriere commerciali.
  • Greg Mankiw (neoclassico): difende il libero scambio come fondamento del benessere economico globale.

6. Conclusioni: i dazi sono dannosi per l’economia?

Sì, nella maggior parte dei casi i dazi sono dannosi.

I dazi distorcono il mercato, aumentano i prezzi per i consumatori, riducono l’efficienza allocativa e generano ritorsioni commerciali. Sebbene in specifiche circostanze storiche (es. industria nascente o obiettivi geopolitici) possano avere effetti positivi nel breve termine, il bilancio di lungo periodo è negativo.

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