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Trump farà fuori Powell?

Il rapporto tra il Presidente Donald Trump e il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, è stato caratterizzato da tensioni e divergenze di vedute riguardo alla politica monetaria degli Stati Uniti.

Nomina di Jerome Powell

Jerome Hayden “Jay” Powell, nato il 4 febbraio 1953 a Washington, D.C., è un avvocato e banchiere d’investimento americano. Dopo una laurea a Princeton e un Juris Doctor alla Georgetown University, ha intrapreso una carriera nel settore finanziario e pubblico. Nel 2012, è stato nominato membro del Board of Governors della Federal Reserve dal Presidente Barack Obama. Successivamente, nel novembre 2017, il Presidente Donald Trump lo ha scelto come Presidente della Federal Reserve, incarico che Powell ha assunto il 5 febbraio 2018.

Divergenze sulla Politica Monetaria

Fin dall’inizio del suo mandato, Powell ha adottato una politica di aumento graduale dei tassi di interesse, riflettendo la fiducia nella ripresa economica post-crisi finanziaria. Questa strategia mirava a prevenire il surriscaldamento dell’economia e a mantenere l’inflazione sotto controllo. Tuttavia, il Presidente Trump ha espresso pubblicamente il suo disappunto, sostenendo che tassi di interesse più elevati potessero frenare la crescita economica e penalizzare gli Stati Uniti nel contesto commerciale globale. In diverse occasioni, Trump ha criticato Powell, definendo le sue decisioni “insane” e arrivando a considerarlo un “nemico”.

Pressioni Politiche e Indipendenza della Fed

Le tensioni hanno raggiunto un punto critico quando, nel 2019, Trump ha discusso con i suoi consiglieri legali la possibilità di rimuovere Powell dalla sua posizione. Nonostante queste pressioni, Powell ha ribadito l’importanza dell’indipendenza della Federal Reserve, affermando che le decisioni della banca centrale devono basarsi su analisi economiche rigorose e non su influenze politiche. In una testimonianza al Congresso nel febbraio 2025, Powell ha dichiarato che le richieste di Trump di ridurre i tassi di interesse non influenzeranno le decisioni della Fed.

Aneddoti Significativi

  • Critiche Pubbliche: In un’intervista nell’agosto 2019, Trump ha espresso il suo totale disaccordo con l’approccio di Powell, chiedendo un taglio netto dei tassi di interesse.
  • Resistenza di Powell: Nonostante le pressioni, Powell ha mantenuto la sua posizione, affermando che non avrebbe lasciato il suo incarico volontariamente prima della scadenza del mandato.
  • Commenti Sulle Politiche della Fed: Nel febbraio 2025, Trump ha nuovamente sollecitato una riduzione dei tassi di interesse, suggerendo un possibile scontro con Powell, il quale ha indicato che non c’è fretta di modificare la politica monetaria attuale.

Questo rapporto complesso tra il Presidente degli Stati Uniti e il Presidente della Federal Reserve evidenzia le sfide nell’equilibrare le priorità politiche con la necessità di mantenere l’indipendenza della politica monetaria per garantire la stabilità economica a lungo termine.

Tensioni tra Trump e Powell sulla politica monetaria

Donald Trump scelse Jerome Powell come Presidente della Federal Reserve nel novembre 2017 per diversi motivi, che combinavano considerazioni politiche, economiche e strategiche. Ecco i principali fattori che influenzarono la sua decisione:

1. Continuità con la politica monetaria della Fed

Trump voleva mantenere una certa stabilità nella politica monetaria, evitando scelte radicali che potessero destabilizzare i mercati. Powell, pur essendo un repubblicano, era già membro del Board of Governors della Fed dal 2012, nominato da Barack Obama, e condivideva molte delle posizioni della sua predecessora, Janet Yellen.

2. Non voleva riconfermare Janet Yellen

Nonostante il suo mandato fosse stato considerato un successo dai mercati, Trump decise di non riconfermare Janet Yellen, diventando il primo presidente dal 1979 a non riconfermare un presidente della Fed in carica. Si ritiene che questa decisione fosse in parte dovuta al fatto che Yellen fosse stata nominata da Obama e che Trump preferisse avere una persona scelta direttamente da lui.

3. Profilo politico e accettabilità da parte del Partito Repubblicano

Powell era un repubblicano moderato, con una carriera nel settore bancario e finanziario (ha lavorato per Dillon, Read & Co. e nel private equity con il Carlyle Group). Nonostante fosse stato nominato da Obama, era considerato più vicino alla visione pro-business di Trump rispetto a Yellen o ad altri economisti più progressisti.

4. Era considerato più “morbido” sulla regolamentazione finanziaria

Powell, pur sostenendo l’indipendenza della Fed, aveva una posizione meno rigida rispetto a Yellen sulle regolamentazioni bancarie introdotte dopo la crisi finanziaria del 2008. Trump, che voleva allentare alcune delle normative della Dodd-Frank Act, vide Powell come una scelta più favorevole al settore bancario rispetto ad altri candidati.

5. Evitare conflitti con i mercati

Alcuni dei candidati preferiti da Trump, come John Taylor (economista noto per la “Taylor Rule”) o Kevin Warsh, erano considerati più aggressivi nel voler rialzare i tassi di interesse. Powell, invece, aveva un approccio più graduale e prevedibile, che i mercati finanziari consideravano rassicurante.

6. Mancanza di una visione economica fortemente opposta

A differenza di altri economisti, Powell non aveva una dottrina economica particolarmente marcata. Era pragmatico e considerato più un “manager” della politica monetaria piuttosto che un ideologo. Questo lo rendeva meno incline a opporsi frontalmente alle richieste della Casa Bianca, almeno in teoria.

Conclusione

La scelta di Jerome Powell rifletteva la volontà di Trump di avere un presidente della Fed che:

  • Non fosse troppo indipendente e ostile verso la sua agenda economica.
  • Fosse accettabile per i mercati finanziari.
  • Non fosse un sostenitore di regolamentazioni eccessive per le banche.
  • Non fosse una figura troppo associata all’amministrazione Obama.

Tuttavia, come dimostrò il successivo conflitto tra Trump e Powell, la relazione tra i due si deteriorò rapidamente, soprattutto quando Powell iniziò ad alzare i tassi di interesse nel 2018-2019, contraddicendo il desiderio di Trump di una politica monetaria più espansiva.

Il braccio di ferro tra Donald Trump e Jerome Powell si è già risolto in parte nel passato, e in prospettiva futura potrebbe nuovamente influenzare la politica monetaria e la stabilità economica degli Stati Uniti. Analizziamo la questione in due fasi: cosa è successo nel primo scontro (2018-2020) e cosa potrebbe succedere ora con Trump alla Casa Bianca nel 2025.


1. Chi ha vinto il primo scontro (2018-2020)?

Durante il primo mandato di Trump, la tensione tra i due è stata evidente. Powell aveva iniziato un ciclo di rialzo dei tassi d’interesse tra il 2018 e il 2019, portando il federal funds rate dal 1,5% al 2,5%. Questo era in contrasto con il desiderio di Trump di mantenere tassi bassi per stimolare l’economia, soprattutto in vista della sua rielezione nel 2020.

  • Trump ha criticato Powell pubblicamente: Lo ha definito “un nemico” e ha minacciato di rimuoverlo, anche se legalmente la rimozione del presidente della Fed non è semplice.
  • Powell ha resistito: Ha mantenuto la sua indipendenza, nonostante le pressioni.
  • Ma alla fine ha dovuto abbassare i tassi: Nel 2019, a causa del rallentamento economico e delle tensioni commerciali con la Cina, Powell ha invertito la rotta e ha iniziato ad abbassare i tassi, avvicinandosi alla posizione di Trump.
  • La pandemia ha reso Powell vincitore “tecnico”: Nel 2020, con la crisi del Covid-19, Powell ha azzerato i tassi e lanciato un enorme stimolo monetario, dimostrando che la Fed è capace di agire indipendentemente dalla politica.

Conclusione: Powell ha mantenuto la sua indipendenza, ma alla fine le condizioni economiche lo hanno costretto a seguire una politica più vicina a quella voluta da Trump.

Alcuni scenari possibili a oggi:

Scenario 1: Powell rimane alla guida della Fed fino al 2026 e resiste

  • Powell è stato riconfermato nel 2022 da Biden per un secondo mandato che scadrà nel 2026.
  • Se le pressioni di Trump aumentano, Powell potrebbe cercare di mantenere un equilibrio tra l’indipendenza della Fed e le richieste di politica monetaria espansiva.
  • Tuttavia, la Fed non può ignorare l’inflazione: se nel 2025-26 l’inflazione sarà ancora un problema, come sembra dalle ultime rilevazioni, Powell potrebbe rifiutarsi di abbassare i tassi, scontrandosi nuovamente con Trump.

Scenario 2: Trump trova un modo per rimuovere Powell

  • Tecnicamente, un presidente non può licenziare il presidente della Fed senza giusta causa.
  • Ma Trump potrebbe spingerlo alle dimissioni con forti pressioni mediatiche e politiche.
  • Se Powell si dimettesse, Trump potrebbe nominare un sostituto più favorevole alla sua politica, come accadde con Arthur Burns sotto Nixon negli anni ’70.

Scenario 3: Powell si allinea a Trump per convenienza

  • Potrebbe accadere se la crescita economica rallenta e Powell decide autonomamente di ridurre i tassi.
  • Questo scenario darebbe a Trump una vittoria politica senza dover rimuovere Powell.

Conclusione: Chi vincerà?

  • Se guardiamo la storia recente, Powell ha dimostrato di essere resistente, ma non immune alle pressioni politiche.
  • Il conflitto tra i due si è riacceso, ma Powell potrebbe riuscire a resistere fino alla scadenza del mandato nel 2026.
  • Tuttavia, se l’economia dovesse rallentare, Powell potrebbe essere costretto a ridurre i tassi, il che sarebbe una vittoria indiretta per Trump.
  • Se Trump decidesse di rimuoverlo con manovre politiche, il vincitore finale sarebbe lui, nominando un presidente della Fed più accomodante.

💡 Previsione: Powell potrebbe resistere fino al 2026, ma è probabile che il successore di Powell nel 2026 sarà un fedelissimo di Trump, segnando una vittoria definitiva per Trump

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